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04 Lug 2025
News Terrin

Il non profit nel perimetro dell’antiriciclaggio e del contrasto al finanziamento del terrorismo

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Con l’entrata in vigore del D.L. n. 95/2025 (il c.d. decreto Omnibus), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 149 del 30 giugno 2025, si compie un passo decisivo nell’inquadramento normativo degli enti non profit in materia di antiriciclaggio e contrasto al finanziamento del terrorismo. A decorrere dal 1° luglio 2025, anche gli Enti del Terzo Settore – inclusi associazioni, fondazioni, Onlus, enti religiosi civilmente riconosciuti e soggetti iscritti al Registro unico nazionale del Terzo settore (RUNTS) – rientrano ufficialmente nel perimetro dei soggetti monitorati ai sensi del d.lgs. 231/2007 e del d.lgs. 109/2007.

Un cambio di paradigma per la compliance del Terzo settore

La nuova disciplina riconosce che gli enti non profit, fino a oggi considerati “a basso rischio”, possano costituire vettori di rischio sistemico nel quadro delle attività finanziarie illecite, anche per effetto di precedenti scandali (come i casi Quatargate e Maroccogate richiamati da Il Sole 24 Ore) che hanno evidenziato la possibile strumentalizzazione delle organizzazioni non governative da parte di reti transnazionali. Per questo, il Comitato di Sicurezza Finanziaria (CSF), istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, assumerà un ruolo cardine quale punto di contatto centrale per le autorità internazionali nei casi di sospetto utilizzo degli enti non commerciali per il finanziamento del terrorismo o per finalità affini. Il CSF sarà chiamato non solo a fornire risposte tempestive alle richieste delle autorità estere, ma anche a svolgere una funzione attiva di sensibilizzazione e formazione degli enti coinvolti, per aumentare la consapevolezza sui rischi derivanti da operazioni improprie.

Implicazioni operative per gli enti non profit

Gli enti coinvolti dovranno adeguarsi a una nuova cornice regolatoria, che comporta:

  • tracciabilità delle movimentazioni finanziarie;
  • valutazione interna del rischio e predisposizione di presìdi organizzativi;
  • possibilità di essere destinatari di verifiche da parte delle autorità competenti (AUI, UIF, Guardia di Finanza);
  • adempimento di nuovi obblighi di collaborazione attiva nel caso di operazioni sospette.

Questa evoluzione normativa comporta anche opportunità per il settore, che viene finalmente equiparato ad altri operatori economici in termini di affidabilità e trasparenza, anche in vista dell’accesso a fondi e bandi pubblici nazionali ed europei.

Pertanto, l’inclusione degli enti non profit nel sistema di prevenzione antiriciclaggio e antiterrorismo costituisce un riconoscimento dell’importanza strategica del Terzo settore nell’economia e nella coesione sociale, ma richiede una profonda revisione delle prassi operative. È auspicabile che, al rigore dei controlli, si accompagni una fase transitoria di orientamento e assistenza, soprattutto per le realtà minori, affinché l’adeguamento non si traduca in un aggravio sproporzionato ma in un’occasione di crescita strutturale.

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